Celiachia e convivenza

27 Mag 2015

Rubrica glutenfree a cura delle foodblogger

di Spunti e Spuntini senza glutine

 

Elisa, Federica, Rossella e Valentina condividono con noi la loro esperienze di coinquiline, per raccontare la loro amicizia ai tanti giovani che vengono a contatto con il mondo gluten free.

“Vogliamo dirvi come è stato facile incontrarsi, convivere e costruire un solido legame di amicizia mantenendo ognuna le proprie peculiarità ed esigenze.

Nel settembre del 2006 ci siamo ritrovate nella stessa città, sotto lo stesso tetto e soprattutto nella stessa cucina, per intraprendere la vita da studentesse universitarie fuori sede. Eravamo quattro perfette sconosciute, e ognuna di noi sapeva bene che presto avrebbe dovuto confrontarsi con luoghi, persone ed abitudini completamente nuovi. Una delle novità più traumatiche che la condizione di studente universitario porta con sé è la tanto agognata autonomia, che però significa anche “indipendenza culinaria”: all’università non c’è più la mamma che ti cucina! Se all’inizio qualcuna consumava perlopiù cibi pronti o surgelati, col tempo abbiamo imparato molto bene a far da noi. Valentina, la celiaca di casa, ha progressivamente “contaminato” il modo di cucinare delle altre (che fino a quel momento non si erano mai imbattute nella celiachia) prediligendo verdure e risotti cucinati in mille varianti per tutti. Poi siamo passate ai calzoni fritti, ai ravioli fatti in casa, alle arancine gluten free: una volta ne abbiamo preparate addirittura 100!

Tutto è diventato talmente naturale che non ricordiamo più come abbia avuto inizio: la spontaneità con cui abbiamo accolto e condiviso la celiachia, non pensando che fosse un capriccio o la “solita dieta dimagrante”, ha fatto sì che ne nessuna di noi, e in particolare Valentina, si dovesse “sforzare” per far attecchire le nuove abitudini. Trascorsi i primi giorni, che ci sono serviti per orientarci nel nuovo ambiente e organizzare la quotidianità insieme, non è stato più necessario specificare che bisognava utilizzare due pentole per la cottura della pasta, che era consigliabile non servirsi dello stesso coltello per spalmare la marmellata sulle fette biscottate, che era importante fare attenzione anche a prodotti apparentemente “non sospetti” come il cioccolato, e altre accortezze di questo tipo.

Di rado abbiamo frequentato la mensa universitaria, nonostante fosse munita di pasti senza glutine; non abbiamo mai amato i fast food o i cibi pronti, e siamo sempre andate alla ricerca di ingredienti e ricette semplici ma particolari al tempo stesso, accontentandoci raramente di una misera porzione di tonno in scatola, che è uno dei must have dello studente universitario medio. Per la preparazione dei dolci non abbiamo mai fatto differenze: dal primo trenta e lode alla festa di laurea, dal pranzo con i vicini di casa all’“ultima cena” fra noi coinquiline, in ogni occasione abbiamo sempre preparato crostate, torte e biscotti senza glutine per tutti, ospiti compresi (i quali, ovviamente, non hanno mai sospettato che si trattasse di un dolce “diverso”).

Non sono mancati, infine, avventure a dir poco esilaranti. In vetta alla classifica delle migliori gaffe si colloca, ancora imbattuto, un episodio accaduto presso una nota gastronomia palermitana. Alla domanda: “come sono preparati questi piatti? Sa, ho qualche problema con il glutine…”, Valentina si è sentita rispondere: “collega… la signorina ha problemi di glutei!”. Per fortuna lei è tanto suscettibile quanto autoironica, quindi la vicenda non poteva che concludersi con una sonora risata. Ecco, crediamo che il traguardo più importante sia quello di imparare a ridere di sé stessi, riuscendo a trasformare le differenze in punto di forza e a non lasciarsi scoraggiare da esse. Per noi, tutto questo è stato possibile riuscendo ad essere persone critiche ma allo stesso tempo aperte e disponibili a conoscere l’altro. Non solo le non celiache hanno imparato a rispettare la condizione di Valentina, ma anche Valentina ha dovuto fare i conti con le consuetudini delle altre: se è giusto che il celiaco esiga locali informati sulla cucina gluten free, è giusto che egli sia anche disposto ad un certo grado di tolleranza verso chi non ha le sue stesse esigenze. In una convivenza, molto dipende dalla capacità di mediare e dal rispetto delle differenze.

Per noi condividere la cucina senza glutine è stata una vera fortuna: abbiamo creato un blog e siamo entrate in contatto con altre foodbloggers, che ormai sono parte del nostro quotidiano. Ci si è aperto un mondo allegro e colorato, in cui la celiachia non è mai stata un limite o un fattore invalidante, bensì un’opportunità, un modo nuovo di giocare con il cibo, di condividere successi e fallimenti e, oseremmo dire, un esercizio di pluralismo (non soltanto culinario) e accoglienza.

Oggi non viviamo più nella stessa casa, ma ogni volta che ci incontriamo attorno ad una tavola per condividere l’ennesimo pranzo sembra che il tempo non sia mai trascorso: l’atmosfera buffa e confidenziale è rimasta invariata, e il dolce… è sempre senza glutine per tutti.”